La pratica della consapevolezza 1 - Giuseppe Penone 2014, progetto espositivo 'Prospettiva vegetale', Forte Belvedere, FirenzeGiuseppe Penone 2014, progetto espositivo “Prospettiva vegetale”,
Forte Belvedere, Firenze

LA PRATICA DI CONSAPEVOLEZZA

Il progetto Spazio Mindfulness si propone di promuovere
un METODO dalle origini antiche,
la PRATICA DI CONSAPEVOLEZZA,
oggi riscoperto dagli sviluppi più moderni della psicologia e della psicoterapia,
come rimedio a stress, insoddisfazione e disagio.

La pratica di consapevolezza ci invita ad “essere in casa”, ovvero svegli e presenti, per accogliere la nostra esperienza del momento attimo dopo attimo, nel momento stesso in cui avviene.
Sono consapevole adesso che sento i miei piedi appoggiati per terra sul pavimento, le dita che scorrono veloci sui tasti lisci della tastiera del computer; adesso che sento l’aria calda sul viso e osservo la mente formulare le frasi che desidero scrivere, una dietro l’altra.

La consapevolezza è una risorsa che tutti noi abbiamo a disposizione in qualsiasi momento, anche se è poco utilizzata nella nostra cultura. La buona notizia però è che può essere coltivata e sviluppata attraverso l’esercizio, come ci insegnano le tradizioni sapienziali orientali, ed è per questo motivo che si parla di “pratica”.
Nell’ultimo ventennio, un ampio numero di ricerche scientifiche condotte in ambito medico e psicologico, ha dimostrato che la pratica di consapevolezza produce effetti benefici profondi sulla salute, fisica e psicologica.

Il PRESUPPOSTO essenziale per dedicarsi a questa pratica è imparare a CREARE SPAZIO.
La pratica di consapevolezza ci invita a rallentare il ritmo, a riconoscere che ci siamo anche noi, nel mare del “fare” in cui siamo immersi; Ci invita a ritagliarci dei momenti di PAUSA tra un attività e l’altra, tra un incontro e un altro, tra un impegno e l’altro, per offrire al corpo e alla mente la possibilità di rilassarsi.
Pensaci: quanto tempo dedichi a te stesso in una giornata?

Una volta creato spazio, tramite la pratica di consapevolezza, ci alleniamo a:

1. EDUCARE LA NOSTRA ATTENZIONE
Sviluppare la consapevolezza significa educare la nostra attenzione, per controbattere la tendenza della mente alla distrazione. Quando ci impegniamo ad essere consapevoli, momento dopo momento, ci impegniamo ad orientare l’attenzione di proposito, all’esperienza del momento presente: ci proponiamo di restare svegli, vigili, di non disperdere la nostra attenzione, ma di concentrarla su un oggetto alla volta.
Quando impariamo a creare spazio e a volgere l’attenzione all’esperienza del momento presente, riscopriamo una possibilità di vivere che non è legata al fare, bensì al sentire, al restare in ascolto, al notare; recuperiamo il contatto sia con noi stessi, con “colui che continuamente fa”, sia con il mondo che ci circonda, nella sua straordinaria bellezza e varietà. Ci ricordiamo che possiamo anche solo “essere”, senza “fare”.

2. FARE AMICIZIA CON NOI STESSI
Via via che impariamo a creare spazio e a rivolgere la nostra attenzione all’esperienza del momento presente, riscopriamo che dentro di noi esiste un mondo in continuo mutamento.
Coltivare la consapevolezza significa, semplicemente, osservare, accogliere, saper riconoscere e dare un senso:

– alle sensazioni del corpo,
– alle emozioni che stiamo provando in un certo momento,
– ai pensieri che popolano la nostra mente
(che spesso possono diventare dei veri e propri condizionamenti),
– alle azioni che compiamo, alle nostre reazioni abituali.

Sviluppare la consapevolezza significa allenarci ad osservare questo mondo -il nostro sistema corpo-cuore-mente- per diventare esperti sia dei suoi contenuti che delle sue modalità di funzionamento.
Solo diventando esperti di questo mondo interiore infatti, possiamo comprendere e dare un senso alle nostre reazioni abituali. La visione del progetto, desidera ricordarci che se pretendiamo di riuscire a cambiare, qualche nostra reazione abituale che ci caratterizza, stiamo mancando di rispetto a noi stessi e alla nostra complessità di esseri umani. Se pretendiamo di smettere di fumare ad esempio, da un giorno all’altro, senza prima riconoscere e comprendere qual è il bisogno profondo che questo gesto abituale soddisfa, o ha soddisfatto in passato, non stiamo rispettando noi stessi e la nostra complessità.
Di solito le cause delle azioni umane, sono immensamente più complesse e varie delle spiegazioni che ne diamo (Fedor Dostoevskij).

3. DIVENTARE ESPERTI DELLA NOSTRA UNICITÀ
Solo e soltanto noi possiamo diventare gli esperti del nostro mondo interiore, nessun altro può farlo al nostro posto o indicarci le “regole”, perché non esiste un mondo uguale all’altro.
Ognuno di noi infatti, guarda il mondo dalla sua personale e unica prospettiva: ognuno di noi sente sensazioni fisiche caratteristiche che si muovono nel corpo, prova certe emozioni più facilmente e più spesso di altre, prova certi sentimenti con qualità e intensità che lo caratterizzano ed ha i suoi pensieri, idee e opinioni. Ognuno di noi costruisce la sua “mappa” attraverso la quale interpreta se stesso, entra in relazione con gli altri e si muove nel mondo. Questa mappa rende ognuno di noi, un essere umano unico e speciale. Così come in natura non ci sono due gocce d’acqua uguali o due foglie identiche, così ognuno di noi è diverso dall’altro.
Ognuna delle nostre mappe è straordinaria così com’è: non ci sono mappe migliori di altre, non ci sono mappe corrette che ci conducono alla meta e mappe sbagliate che ci portano fuori strada. Ogni mappa è utile perché ci aiuta a rendere il mondo un ambiente più prevedibile, ci permette di fare anticipazioni sulle nostre esperienze, ci permette di stabilire di volta in volta la direzione in cui vogliamo andare. La mappa che ognuno di noi ha costruito prende forma dalla sua storia di vita e forma il nostro senso di identità. Ci caratterizza e ci rende unici. E’ la mappa migliore che potevamo costruire.
Anche quando non ci aiuta pienamente a realizzare i nostri obiettivi e non è più funzionale al nostro benessere, perché il problema non è nella mappa che utilizziamo, ma nel modo in cui la utilizziamo. L’origine del nostro malessere è da ricercarsi nella nostra tendenza alla distrazione e all’ignoranza: non siamo consapevoli delle caratteristiche della mappa che teniamo in mano. Siamo solo parzialmente consapevoli del nostro mondo interiore che dà significato alle esperienze che facciamo. La nostra mappa personale, formata di sensazioni fisiche, vissuti emotivi, e pensieri, definisce e delimita al tempo stesso, la nostra esperienza del mondo. Ogni mappa offre opportunità e vincoli. Ma proprio perché non siamo consapevoli della mappa che utilizziamo, spesso continuiamo ad utilizzarla in modo rigido, anche se non è più la mappa che ci conduce dove vogliamo andare.

La pratica di consapevolezza ci propone un metodo per conoscere noi stessi, per conoscere la mappa che utilizziamo per muoverci nel mondo e diventare esperti della nostra unicità.
Sia le tradizioni sapienziali occidentali che quelle orientali hanno fin dall’antichità, messo in evidenza la stretta relazione tra conoscenza di sé e benessere, sia fisico che psicologico: dall’imperativo “conosci te stesso” dei filosofi greci, alla millenaria tradizione buddista.
Credo che proprio nel momento storico che stiamo vivendo, ci sia bisogno di ricordare questo insegnamento. La nostra cultura occidentale infatti, ha approfondito la conoscenza del mondo esterno piuttosto che del mondo interiore: conosciamo di più il funzionamento delle macchine che abbiamo costruito -automobili, computer, cellulari- che quello del nostro corpo e della nostra mente. Fin dalle scuole elementari impariamo come funziona il mondo esterno e quali sono le sue regole, ma dedichiamo pochissimo tempo a conoscere noi stessi e nessuno ci invita a farlo.

La pratica di consapevolezza ci offre un metodo per accoglierci con curiosità e rispetto, proprio come faremmo con un amico; ci invita ad accoglierci per quello che siamo, a non giudicarci continuamente come vincenti o perdenti, ma semplicemente ad accogliere quello che osserviamo di noi, come ciò che ci caratterizza e ci rende unici.
La nostra cultura occidentale è figlia del mito di Adamo ed Eva, cacciati dal giardino dell’Eden perché avevano commesso peccato. Il messaggio che abbiamo interiorizzato è che siamo difettosi, che c’è qualcosa di sbagliato in noi. Anche la psicologia occidentale ha concentrato i suoi studi sugli aspetti di malfunzionamento della mente, sui lati oscuri della personalità, sui sintomi.
La tradizione orientale, al contrario, parte dal presupposto di una visione totalmente positiva della natura umana: riconosce in tutti gli esseri umani una bontà innata essenziale, una naturale capacità di saggezza e perfezione e pone l’accento sulle risorse piuttosto che sui limiti, e si concentra sul risvegliare la parte sana presente in ognuno di noi.

Dedicare attenzione a noi stessi significa dedicare attenzione alla nostra VITA e ONORARE IL SUO VALORE. Grazie alla pratica di consapevolezza impariamo ad accogliere ciò che si presenta nella nostra vita senza combatterlo o rifiutarlo; impariamo ad uscire dallo schema positivo/negativo: ogni evento, ogni persona, ogni circostanza che incontriamo diventa così, una preziosa opportunità di apprendimento.

Il progetto Spazio Mindfulness
offre percorsi di autoconoscenza,
individuali e di gruppo,
lungo i quali imparare la pratica di consapevolezza.

Se quello che hai letto, ha risuonato da qualche parte, dentro di te,
se anche tu hai voglia di trovare dentro di te
le risorse per far fronte alle difficoltà,
se senti che anche per te potrebbe essere utile
intraprendere questo viaggio, allora … partiamo!
Mi offro di accompagnarti e di farti da guida.

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